A due mesi dall’inizio del lock-down il Centro Einaudi ha organizzato un seminario dal titolo “un modello contro il virus”. Si tratta di una macchina per ragionare e per ottimizzare le scelte per contrastare il virus alla quale hanno lavorato economisti e biochimici clinici. di Giuseppe Russo
Il 9 marzo il primo ministro Conte annunciava il lock-down dell’Italia. A due mesi esatti il Centro di Ricerca e Documentazione «Luigi Einaudi» ha organizzato un evento, ovviamente via Internet, per fare il punto sulle strategie di contrasto al virus. Il seminario dal titolo “un modello contro il virus” è stato costruito attorno al concetto della complessità della sfida posta dall’epidemia. L’andamento di un’epidemia non dipende solo dalla suscettibilità all’infezione delle persone e dalla loro mobilità. Dipende anche da come è fatto il territorio e dalla concentrazione o meno dei contagiati, a loro volta veicoli di nuovi contagi. La mobilità e i contatti sociali che avvengono nel territorio sono stati simulati in un computer attraverso un modello ad agenti realizzato da Pietro Terna (https://terna.to.it/simul/SIsaR.html). Nel modello, i 4,35 milioni di abitanti del Piemonte sono rappresentati in scala 1 a 1000. A partire dal giorno zero, si muovono, vanno a lavorare, si incontrano, tornano a casa. Ovviamente, incontrando una persona infetta possono anche contagiarsi e portare il virus in giro. La distribuzione delle persone sul territorio è realistica, così come la presenza delle RSA e degli Ospedali. Simulando virtualmente l’infezione si possono costruire dei controfattuali. Il caso “senza lockdown” avrebbe per esempio avuto effetti assai negativi. Per contro, chiudere precocemente e più severamente le RSA avrebbe evitato che queste divenissero veri e propri serbatoi di virus, dai quali il contagio ha poi raggiunto le famiglie. Le simulazioni, assicura l’autore, non sono previsioni, ma modelli che servono per ragionare e, anche nella fase 2 e 3, potrebbero essere utili per valutare soluzioni diverse da quelle suggerite dalle usuali buone pratiche. Con un buon modello, adattabile a tutte le regioni e già pronto per funzionare, si passa dall’incertezza più o meno completa, che muove le persone verso la paura, al rischio calcolato, che è la base per scelte razionali. La navigazione nella complessità dei problemi suscitati dalla pandemia è completata dalla ricerca di Gianpiero Pescarmona. Le strategie di “attacco” del virus per il momento sono insoddisfacenti (le terapie farmacologiche) o non ancora disponibili (i vaccini). A questo punto una strategia adottabile passa per chiedersi che cosa caratterizza le persone che contraggono la malattia e perché sviluppano la sintomatologia più severa. Hanno, in altri termini, qualcosa in comune che li rende particolarmente fragili? L’ipotesi di Pescarmona è che non abbiamo cercato abbastanza le cause di somiglianza dei malati. Non sono semplicemente l’età e le eventuali patologie pregresse, ma ben di più i fattori che accomunano i malati gravi: si va dai molti farmaci assunti normalmente a certi fattori ambientali, come l’inquinamento da prodotti organici; questi fattori determinano un eccessivo consumo di GSH o Glutatione. Nei soggetti che il Coronavirus colpisce si rompe l’equilibrio ACE/ACE2 aprendo la strada alla nota reazione infiammatoria che può condurre agli esiti peggiori. Il ritorno in equilibrio richiederebbe quantità di GSH che i soggetti fragili non hanno più, a differenza per esempio dei bambini. C’è ovviamente anche una conseguenza terapeutica: sarebbe possibile somministrare integratori per riportare a livelli protettivi il GSH e ridurre quindi il numero dei soggetti fragili verso l’infezione, ossia di coloro che, in caso di infezione, richiedono molto probabilmente l’accesso a una terapia intensiva. Basterebbe questo a tornare alla normalità? Forse non del tutto, ma un passo in avanti lo segnerebbe. Se si riducesse la fragilità dei soggetti suscettibili e si controllasse la mobilità nei contesti dove si addensano le infezioni, l’epidemia diventerebbe meglio controllabile e la fase di convivenza con il virus finirebbe per poter somigliare alla vita cui sessanta giorni fa abbiamo tutti dovuto rinunciare. In questo modo anche la più grave recessione che la storia dell’ultimo secolo ricordi potrebbe essere progressivamente rimediata.
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Presentazione del prof. Pietro Terna [Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.]
Presentazione del prof. Gianpiero Pescarmona [Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.]