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WP-LPF 5/18
Presenti ormai da decenni in alcuni contesti territoriali, gli schemi regionali di reddito minimo hanno ancora un ruolo indefinito nel sistema italiano di protezione del reddito. Questo contributo mira a ricostruire le traiettorie di policy in due ragioni italiane, caratterizzate da peculiari contesti istituzionali e socio-economici: Basilicata e Campania. Si tratta delle prime regioni a statuto ordinario in Italia ad aver introdotto strumenti di contrasto a povertà ed esclusione sociale validi per l’intero territorio regionale. Allo stesso tempo, la traiettoria di policy nelle due regioni è stata divergente, giacché solamente nel caso lucano alla prima sperimentazione ha fatto seguito l’introduzione di nuovi programmi di sostegno al reddito fino ai nostri giorni. Al contrario, in Campania l’introduzione del Reddito di Cittadinanza ha costituito solo una breve parentesi, cui ha fatto poi seguito il ritorno al modello originario, caratterizzato da frammentarietà e discrezionalità degli interventi di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, demandati quasi esclusivamente al livello municipale. Di fronte a questa evoluzione, l’articolo descrive gli interventi che si sono susseguiti in questi contesti territoriali, cercando di evidenziarne punti di forza e debolezze, con eguale attenzione alla fase di progettazione e a quella di implementazione delle misure. Scopo di questa analisi comparata è individuare, ove possibile, alcune “lezioni” per progettare schemi regionali di reddito minimo efficaci in contesti regionali caratterizzati da alcune debolezze, in particolare in termini di capacità di assorbimento occupazionale della (vasta) platea di potenziali beneficiari di tali interventi.