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WP-LPF 5/17
Sono ormai diversi anni che la democrazia è data per morta o morente/considerata in crisi e i recenti avvenimenti politici in Europa e negli Stati Uniti sembrano confermare questa visione pessimista. Un simile contesto richiede una più approfondita riflessione sulle istituzioni democratiche e sulle ragioni che ci portano o ci hanno portato fin qui a sostenerle. In particolare, occorre chiedersi se e fino a che punto le decisioni democratiche possano e debbano ritenersi legittime per il fatto di essere state prese democraticamente. Come è noto, ci sono due approcci alla giustificazione della democrazia: mentre il cosiddetto strumentalismo giustifica le procedure democratiche sulla base delle decisioni prese o dei prodotti collaterali di tali procedure, il proceduralismo conferisce valore intrinseco alla democrazia, indipendentemente dai risultati che questa produce. Entrambi gli approcci hanno meriti e difetti, tra cui spicca una mancanza di considerazione adeguata del fatto del pluralismo e dei disaccordi di varia natura che caratterizzano le società contemporanee. Lo scopo di questo articolo è proporre una giustificazione della democrazia come procedura di presa di decisioni collettive che possa superare tale difetto e costituire un fondamento saldo della legittimità democratica. La particolarità di questa proposta è costituita dal carattere prudenziale della giustificazione offerta, dal momento che la democrazia è da considerarsi legittima in virtù della sua capacità di soddisfare tre interessi di ordine superiore che tutti i cittadini condividono, al di là delle loro diverse idee della giustizia e del bene.