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WP-LPF 6/15
La recente crisi economica, e l’apparente incapacità della politica basata sui valori di fornire soluzioni, sembra favorire, nella retorica pubblica, ricette legittimanti per un altro tipo di “politica”, quella degli indicatori come il PIL, lo spread, e così via. La realtà politica quotidiana mostra come i concetti di “governo dei saggi”, “governo dei tecnici” non fossero solo elaborazioni teoriche di pensatori degli scorsi due secoli (Saint-Simon, Comte, Veblen, Scott), ma strumenti di governo, taciti per la maggior parte del tempo, ma che diventano espliciti in periodi di crisi. Il tema dell’abdicazione della democrazia nei confronti di un’élite di esperti, portatori come chiunque altro di valori altrettanto legittimi di quelli di chiunque altro, ma posti al di fuori del conflitto valoriale, oggettivizzati, naturalizzati e propagandati come neutrali, ritorna prepotentemente anche in filoni teorici più recenti e nei discorsi del movimenti sociali, mettendolo in contraddizione con le simultanee rivendicazioni (valoriali) di democrazia sostanziale e partecipativa. L’obiettivo del lavoro è verificare se e quanto delle analisi classiche sopravviva da un lato nelle teorie e negli approcci di ricerca più recenti, e dall’altro nelle pratiche sociali e politiche e nei movimenti che questi ultimi si incaricano di studiare (o da cui traggono ispirazione). Una particolare attenzione è riservata agli elementi di sincretismo fra i vari approcci classici rintracciabili nelle nuove teorie e prassi, con un tentativo di valutazione sull’apporto di ciascuno di essi, sul grado di rielaborazione cui sono sottoposti e sul loro utilizzo più o meno consapevole. L’attenzione empirica sulle pratiche sociali è diretta principalmente alle filosofie ispiratrici di quei nuovi movimenti sociali che includono new-global, movimenti per la decrescita, reti che agiscono all’interno dei conflitti ambientali, allo scopo di analizzare se e come le teorie classiche e contemporanee sulla tecnocrazia siano presenti nei loro claims e si mescolino diversamente, volontariamente o meno, in fenomeni di crescente importanza per la politica contemporanea. La cui carica critica e democratica e le cui richieste dal basso si scontrano però con gli appelli a lasciar fare ai tecnici, gli unici ritenuti in grado di sapere cosa è meglio per le popolazioni irrazionali.