Abstract
Per molto tempo, sia nel dibattito scientifico che in quello politico, si è pensato che la salute fosse così importante per le persone che le politiche a sua tutela dovessero essere considerate prioritarie e speciali rispetto alle altre. Una simile prospettiva è stata recentemente criticata sostenendo che una concezione
egualitaria della giustizia dovrebbe assicurare che gli individui non soffrano diseguaglianze di cui non sono responsabili, incluse quelle che hanno impatto sulla loro salute, senza però riconoscere a quest’ultima alcuna priorità.
Il sistema sanitario, e la salute, sono davvero così speciali da dover essere distribuiti in base a principi di giustizia specifici oppure devono essere considerati alla stregua degli altri beni e regolati dai loro stessi criteri?
La seguente analisi cercherà di rispondere a questa domanda considerando con attenzione le prospettive rawlsiane, che hanno difeso lo statuto speciale dell’assistenza sanitaria, e le teorie luck-egalitarian, che lo hanno invece messo in dubbio. Per superare i limiti di questi approcci, verrà sviluppata una prospettiva
relazionale in base a cui la salute non ha uno statuto speciale rispetto ad altri beni, ma alcuni interventi distributivi, tra cui parte di quelli garantiti dall’assistenza sanitaria, sono da considerarsi prioritari perché, tutelando gli individui dalla vulnerabilità, assicurano il loro status di eguali. Una volta poi che
tale obiettivo sarà raggiunto, saranno i cittadini a dover definire quali sono le politiche da considerare prioritarie e quali i beni da distribuire secondo una concezione della giustizia che non mira esclusivamente a raggiungere buoni risultati ma a farlo attraverso le giuste procedure, cioè trattando gli individui da
eguali.