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L’autrice analizza criticamente il principio di sincerità proposto dai liberali giustificativi e mostra come esso non possa non essere considerato problematico e inefficace perché fondamentalmente instabile e privo di una giustificazione coerente. In particolare, l’ipotesi è che un tale principio sia insoddisfacente perché il concetto stesso di sincerità è controverso. La nozione di sincerità, infatti, è sfuggente e irrilevante dal punto di vista pratico poiché si riferisce agli stati mentali e alla vita interiore degli individui, che non sono mai veramente conoscibili. In questo senso, la critica non riguarda solo il liberalismo giustificativo e le diverse versioni del principio di sincerità a esso associate, ma l’idea stessa di utilizzare un concetto come quello di sincerità nell’ambito politico: l’autrice pensa che, data la sua inservibilità pratica, la sincerità non possa essere un criterio adatto alla deliberazione pubblica e alla giustificazione di leggi e principi politici. Come sostituto del principio di sincerità dei liberali giustificativi e a difesa di un discorso pubblico democratico, scevro da manipolazioni e imbrogli, si propone e si cerca di giustificare un principio di affidabilità nella deliberazione, capace di assicurare relazioni di fiducia tra cittadini di una stessa società e un certo livello di stabilità nel discorso pubblico. Il fine del saggio è di proporre una riflessione sull’idea di sincerità per avanzare criteri normativi per un’ideale cittadinanza per società democratiche contemporanee profondamente caratterizzate dal disaccordo.