Abstract
Caduto il sistema di potere nazionalsocialista, l’ordoliberalismo venne riproposto sotto forma di economia sociale di mercato, punto di riferimento per la costituzione economica della rinata democrazia, imposto dalle forze alleate contro l’iniziale orientamento maggioritario dei tedeschi. I più premevano infatti per l’adozione di un modello di democrazia economica, destinato a ristabilire il primato della politica sull’economia per finalità di tipo emancipatorio: a concepire la conformazione dei comportamenti individuali come contrasto della debolezza sociale attraverso la forza giuridica. Anche i fautori dell’economia sociale di mercato discorrevano di un primato della politica sull’economia. Quest’ultima era tuttavia naturalisticamente intesa come scienza della concorrenza perfetta, unico possibile punto di riferimento per la disciplina della convivenza sociale di individui ridotti a consumatori. Nel merito l’ordoliberalismo evitava retoriche antidemocratiche, e tuttavia queste affioravano nella promozione di valori premoderni, invocati come strumenti di pacificazione sociale e di contrasto del pluralismo, destinati a fronteggiare i conflitti provocati dalla modernizzazione proprietaria.
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