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Una impasse caratterizza le democrazie moderne: esse hanno come principio fondamentale l’uguaglianza politica, tuttavia (a differenza delle democrazie antiche, che usavano il sorteggio) ricorrono al voto, una pratica che a ben vedere va in direzione opposta alla tutela dell’uguaglianza, determinando una scelta di alcuni e l’esclusione di altri. Per cercare di riconciliare questa contraddizione, le democrazie devono ricorrere a una considerevole quantità di regole. Fra esse, quelle volte alla trasformazione dei voti in seggi (i sistemi elettorali). Posto che le moderne democrazie non possono fare a meno di regole come i sistemi elettorali, esistono soluzioni preferibili a quelle attualmente adottate? Traendo spunto dagli studi di public choice e sul cosiddetto elitismo democratico, l’articolo considera in particolare le alternative che mirano a favorire la promozione del merito. Si analizzano così soluzioni estreme come la concessione del voto solo a chi lo abbia meritato o l’attribuzione di un voto plurimo in funzione del merito (proposta che risale a Mill), nonché alcune ipotesi più realistiche. Gli ostacoli e le obiezioni sono troppi, specialmente per le ipotesi più radicali, e appare più praticabile ridurre sensibilmente il potere di cui dispongono gli eletti, così che, «meritevoli» o no, essi non possano comunque incidere troppo sulla libertà individuale.
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