Abstract
Il processo di globalizzazione segna la fine dell’epoca caratterizzata dalla coincidenza fra spazio politico (nel quale si esercita una sovranità democratica) e spazio economico (mercato nazionale politicamente controllato e indirizzato). La grande vittima di tale processo è lo stato nazionale moderno. Occorre dunque sforzarsi di riformulare il rapporto tra libertà individuale e istituzioni politiche non violente. Se la concezione dello stato come «male necessario» appare ormai insostenibile, ancor meno sostenibile appare la concezione dello stato propria del liberalismo democratico come strumento per espandere la libertà individuale e sociale. Se vogliamo mantenere il diritto di scegliere il modello di vita più adeguato al mantenimento della libertà individuale, dovremo rinunciare allo stato così come lo abbiamo finora inteso. Ma dobbiamo anche riconoscere che non sappiamo – né in pratica né, forse, in teoria – come sostituirlo.
The process of globalisation brings to an end the merging of political space (i.e., within which democratic sovereignty is exercised) and economic space (i.e., politically controlled and guided national markets). The prime victim of this process is the modern national state. It is thus vital to reformulate the relationship between individual freedom and non-violent political institutions. If the conception of the state as a ‘necessary evil’ now appears unsustainable, still less so is democratic liberalism’s view of it as a tool for expanding individual and social freedom. If we wish to maintain the right to choose the model of life best suited to the maintaining of individual freedom, we have to relinquish the state as we have known it to date. But we also have to acknowledge the fact that we do not know – neither in practice nor, arguably, in theory – how to replace it.