Abstract
Nel 1976, nella prefazione alla nuova edizione di The Road to Serfdom (1944), Hayek dava una «risposta – in complesso affermativa» all’interrogativo se fosse ancora «disposto a difendere tutte le principali conclusioni di The Road to Serfdom». Egli aggiungeva tuttavia che «all’epoca in cui scrivevo, socialismo significava in maniera inequivoca nazionalizzazione dei mezzi di produzione e pianificazione economica centralizzata, da quella resa possibile e necessaria»; mentre da allora in avanti socialismo «ha finito con l’indicare l’estensiva redistribuzione dei redditi realizzata via imposizione fiscale e mediante le istituzioni dello stato del benessere». Hayek concludeva dunque che, in quel modo, i medesimi effetti «si realizzano più lentamente, indirettamente e imperfettamente». La tesi di questo saggio è che, se si vuole che tale processo abbia termine, le democrazie liberali dovranno adottare e rispettare costituzioni fiscali fortemente restrittive: costituzioni, cioè, tali da limitare rigidamente il potere del governo di tassare, prendere in prestito e creare inflazione.
In his preface to the 1976 edition of The Road to Serfdom (1944), Hayek gave an ‘answer – on the whole affirmative’ to the question of whether he was still ‘prepared to defend all the main conclusion of The Road to Serfdom ’. But he added that: ‘At the time I wrote, socialism meant unambiguously the nationalisation of the means of production and the central economic planning which this made possible and necessary’; whereas since then socialism ‘has come to mean the extensive redistribution of incomes through taxation and the institutions of the welfare state’. Hayek then concluded that, in that sense, the same effects ‘are brought about more slowly, indirectly and imperfectly’. This paper argues that if this process is to be halted, then the liberal democracies will have to adopt and respect strongly restrictive fiscal constitutions; constitutions strictly limiting the powers of government to tax, to borrow and to inflate.