Abstract
Questo lavoro utilizza le risposte alle domande che la Doxa, per conto di Centro Einaudi e Banca Nazionale del Lavoro, ha rivolto nel giugno 2002 a un campione di detentori di depositi bancari. Nell’interpretare i risultati è bene ricordare che i dodici mesi intercorsi fra il giugno 2001 e il giugno 2002 hanno rappresentato uno dei periodi più critici della storia dei mercati finanziari, forse il più difficile dagli anni Settanta, anch’essi contrassegnati da tassi di interesse nominali inferiori al tasso d’inflazione, mercati azionari in calo, debole livello di attività economica. La differenza fra allora e oggi è costituita dalla presenza di un robusto settore di intermediazione finanziaria. L’evidenza fa pensare, tuttavia, che a volte i professionisti del risparmio non siano in grado di proporre strumenti adatti agli investitori, e che, specie nel recente passato, abbiano forzato loro la mano, collocando prodotti complessi e rischiosi a chi sino a dieci anni fa deteneva esclusivamente depositi bancari e titoli pubblici. Non c’è dubbio però che non appena l’industria finanziaria dimostrerà più attenzione per gli investitori, questi ultimi riacquisteranno la fiducia persa e il settore potrà diventare un importante motore di crescita per l’economia italiana.
This article uses replies to the questions which Doxa, an Italian opinion poll agency, asked a sample of bank deposit holders on behalf of Centro Einaudi and Banca Nazionale del Lavoro in June 2002. When interpreting the results, it is worthwhile recalling that the twelve months from June 2001 to June 2002 were one of the most critical periods in the history of financial markets, arguably the most critical since the seventies, a decade marked by nominal interest rates lower than the inflation rate, declining share markets and a weak level of economic trading. The difference between then and now is the ongoing presence of a robust sector of financial broking. The evidence suggests, however, that investment professionals are incapable of proposing tools suitable for investors and, especially, in the recent past, forced their hands, selling complex, risky products to people who, until ten years ago, had held exclusively bank deposits and public bonds. There can be no doubt, however, that as soon as the financial industry starts caring more for investors, the latter will reacquire lost trust and the sector will become an important growth factor for the Italian economy.