Abstract
In molti paesi occidentali il tasso di povertà infantile è superiore a quello degli anziani; si può inoltre prevedere che l’attuale generazione di giovani e di non ancora nati godrà dei benefici dello stato assistenziale in misura (notevolmente) inferiore rispetto a quella garantita, nel presente e nel futuro, agli anziani di oggi. Tali ineguaglianze tra generazioni sono in buona parte frutto del crescente peso numerico dei votanti anziani nell’ambito dell’elettorato. Si potrebbe quindi ipotizzare l’opportunità di modificare in parte le istituzioni della politica democratica in direzione di uno stato assistenziale meno sbilanciato in termini generazionali, per esempio adottando la proposta, più volte avanzata, di concessione di diritti di voto ai minori, ancorché esercitati per delega dai genitori. Lo studio analizza i pro e i contro di tale proposta da due punti di vista profondamente diversi: 1) le argomentazioni basate sulle conseguenze, ovvero relative agli effetti desiderati/temuti del voto ai bambini; 2) le argomentazioni di natura deontologica, cioè se si debba o meno estendere il diritto di voto al fine di colmare una carenza di democrazia. In conclusione, dall’uno e dall’altro punto di vista non scaturiscono elementi tali da far prevalere le argomentazioni a favore. Si invoca quindi una più intensa attività di studio di soluzioni alternative per mezzo delle quali la politica democratica possa maggiormente tutelare gli interessi dei minori e delle generazioni future.
Il saggio esamina la corruzione sviluppatasi durante il processo di privatizzazione nelle economie di transizione. Quando i diritti di proprietà sono frammentati, i mercati dei capitali sono ancora sottosviluppati, la competizione fra produttori è ostacolata e i manager vogliono comportarsi opportunisticamente, oltre alle forme già esistenti di corruzione ne sorge una nuova. In un ambiente di questo tipo, infatti, i lavoratori sono fortemente incentivati a sindacalizzarsi, per evitare le ristrutturazioni e la perdita di posti di lavoro che ne consegue. I manager, dal canto loro, capiscono che la sindacalizzazione dei lavoratori può proteggere la loro posizione in un eventuale conflitto con i proprietari esterni, e per questo promuovono i leader sindacali a loro favorevoli. Entrambi i soggetti considerano la strategia della cooperazione nettamente dominante rispetto ad altre possibili forme di condotta. Di conseguenza, i manager concedono privilegi speciali ai leader sindacali, i quali chiudono gli occhi di fronte alle malefatte dei manager. Questi vantaggi reciproci vengono finanziati a spese dei proprietari esterni, i veri perdenti in questo gioco. Il processo viene definito corruzione endogena, e crea nuove forme di resistenza agli sforzi di riforma. Dato che le normali strategie contro la corruzione non sono di alcun aiuto nel caso della corruzione endogena, la parte finale del saggio discute le possibilità di ovviare a questo problema.