Abstract
Giustino Fortunato (1848-1932), scrittore e politico, è stato deputato della destra dal 1880; nel 1909 fu nominato senatore. Si oppose all’avvento del fascismo partecipando alla ricostituzione del Partito liberale (1925). Attento studioso dei problemi del Mezzogiorno, con le sue numerose ricerche e analisi – La questione demaniale nelle provincie meridionali (1882), Questione meridionale e riforma tributaria (1920) – ne denunciò le condizioni di arretratezza, evidenziandone le cause naturali e sociali, e indicò provvedimenti di natura politico-economica per affrontarle. Il testo che presentiamo in questo numero ai nostri lettori è tratto dalla seconda edizione (1926) del suo volume su Il Mezzogiorno e lo Stato italiano (1880-1910). Si tratta di un suo intervento alla Camera dei deputati che ancor oggi, a oltre un secolo di distanza, si dimostra quanto mai interessante e attuale, nel momento in cui la federalizzazione dello Stato italiano fa riemergere la questione delle differenze economiche tra Nord e Sud, e di come esse possano essere compatibili con l’allentamento, sul piano economico, del "vincolo nazionale" ottocentesco.
Giustino Fortunato (1848-1932), a writer and politician, was a right-wing Italian parliamentary deputy from 1880, and in 1909 was nominated senator. He opposed the advent of fascism and played a part in the reconstitution of the Italian Liberal Party (1925). He was an attentive scholar of the problems of the South, and in his numerous studies and analyses – for example, La questione demaniale nelle provincie meridionali (1882) and Questione meridionale e riforma tributaria (1920) – denounced the area’s conditions of backwardness, stressing their natural and social causes and pointing out economic and political measures to solve them. The text we present in this issue is taken from the second edition (1926) of his volume Il Mezzogiorno e lo Stato italiano (1880-1910). It is the transcription of a speech to the Chamber of Deputies which now, a century on, is as interesting and topical as it was then, at a moment in time in which the federalisation of the Italian State is again raising the question of the economic differences between North and South and of how they can be compatibile, on an economic plane, with the slackening of nineteenth-century ‘economic constraints’.