Abstract
Da affare del secolo a clamoroso fallimento? È l’impressione che si trae dalla salita astronomica dei corsi azionari degli e-tailers, altrettanto rapidamente crollati dai picchi cui erano improbabilmente e avventurosamente arrivati prima della primavera del 2000. In sostanza, è mutato veramente poco, solo si è realizzato un "bagno di realismo": i piani d’impresa dei primi e-tailers erano troppo ottimistici. E i mercati finanziari troppo fiduciosi nelle loro prime valutazioni. La disillusione del B2C ha innestato forti speranze che il B2B sarebbe presto decollato, ma anche queste, in autunno, hanno iniziato a svanire. Le ragioni? Più concorrenza del previsto. Il che si sarebbe potuto anche prevedere. La finanza chiude la borsa, oggi, verso il B2B come il B2C. Ma non è troppo presto per tirare giù la saracinesca? L’autore dubita di sì. È solo nel 2000 che gli italiani che hanno fatto l’esperienza di Internet hanno superato i 10 milioni. Un numero che incomincia a rappresentare un mercato di potenziali consumatori interessanti. Ma, prima che diventino shoppers su Internet, passeranno almeno sei mesi nel ruolo di semplici surfers, incuriositi navigatori delle onde di Internet, di sito in sito. Poi incominceranno a sfogliare le pagine, interessati, e non solo più incuriositi: saranno i browsers dei cataloghi. Infine, tra qualche anno, uno o due, il mercato potenziale dell’e-commerce si risveglierà. L’esperienza dei browsers e la loro confidenza con i mezzi tecnici li avrà convinti a entrare nei percorsi di acquisto della comunità, che crescerà rapidissimamente, degli shoppers. Il Centro Einaudi ha stimato che dagli attuali 1.300 miliardi di fatturato il B2C italiano possa svilupparne più di 5.000 entro il 2004, senza considerare il volume dell’m-commerce, legato ai telefonini GPRS e UMTS. Troppo presto, prematuro celebrare la fine dell’era dell’e-commerce. Come confondere i trailers con i film veri e propri in Tv.
First the business of the century, then a sensational flop! That’s the impression we receive if we look at the astronomic rise of the share prices of e-tailers and their subsequent slump from the unlikely peaks they reached prior to spring 2000. In actual fact, beneficial lesson in realism apart, very little has changed. The business plans of the first e-tailers were over-optimistic. The disenchantment of B2C triggered strong hopes for an early takeoff for B2B, but by the autumn they too began to wane. Why? Because competition was stronger than envisaged. The stock exchange is already shutting out B2B and B2C. But isn’t it too early to pull down the blinds? The author has his doubts. It was only in 2000 that Italian Internet users topped the 10 million mark, a figure which is beginning to represent a potentially interesting consumer market. But before they become Internet shoppers, they spend at least six months simply surfing from site to site. Then and only then do they start leafing through the pages. No longer just curious, they become catalogue browsers. In short, the potential Internet market is going to wake up within a year or two, and Italian users’ experience as browsers and their familiarity with the new technology will persuade them to enter the rapidly growing community of Internet shoppers. The Centro Einaudi has estimated that Italian B2C could increase its present sales of 1,300 billion lire to over 5,000 billion by the end of 2004 – even without taking into account the volume of m-commerce, tied to GPRS and UMTS mobile phones. It is, in short, too early to celebrate the end of the e-commerce era. It would be like mixing up the trailer with the big picture.