Abstract
I referendum francese e olandese non solo hanno bocciato la proposta di ratifica del Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa, hanno anche innescato una crisi profonda dell’Unione Europea. È giunta al capolinea l’idea, per tanti anni perseguita anche con successo, che sia possibile costruire l’Europa senza un autentico coinvolgimento dei popoli europei. È Habermas, assai più che Voltaire, che può essere annoverato fra gli idola fori del processo costituente europeo, per il suo costante perorare l’importanza che, attraverso un adeguato processo di identificazione e di mimesi, tutti i cittadini europei si riconoscano nella Costituzione. Da parte sua Blair, al quale dal 1° luglio 2005 spetta la presidenza dell’Unione, nel discorso pronunciato il 27 giugno a Strasburgo afferma che quella che l’Unione sta attraversando è essenzialmente una crisi di leadership delle sue classi politiche e, contestualmente, anche una crisi delle policies realizzate in questi anni nel quadro di una visione politica e strategica dell’Unione che egli ritiene comunque superata; tuttavia, Blair richiama più volte la necessità di politiche europee comuni e concertate, tali da rendere di fatto l’Europa un’area di valori, programmi, progetti e linee guida condivise. A giudizio di Pizzetti, per superare la sua crisi l’Unione deve riaprire un dibattito preciso e approfondito sul disegno istituzionale al quale essa deve ispirarsi. Anche i tragici fatti di Londra della prima decina di luglio dimostrano che di Europa il nostro continente e i popoli che lo abitano hanno più che mai bisogno (intanto, se l’Unione può sembrare indecisa rispetto agli altri grandi protagonisti della scena mondiale, essa appare tendenzialmente coesa e determinata sul piano dell’«integrazione della sicurezza»). Occorrono scelte consapevoli, giuste, degne delle grandi tradizioni europee. È importante per noi e per tutto il pianeta.
The French and Dutch referenda not only failed the proposal to ratify the Treaty instituting a European Constitution, but also triggered a deep crisis in the European Union. The idea – pursued with some success for many years – that it is possible to build Europe without truly involving the peoples of has reached the end of the line. In view of his constant pleading of the importance that, through a suitable process of identification and mimesis, all European citizens agree with the Constitution, Habermas, much more than Voltaire, deserves to be recognised as one of the idola fori of the European constitutive process. In his speech in Strasbourg on June 27, Tony Blair, who assumed the presidency of the Union on July 1 2005, claimed that the Union is currently experiencing what is essentially a crisis of leadership among its political classes, and, at once, a crisis of the policies enacted in recent years within the framework of a political and strategic vision of the Union that he regards as dated. Blair, however, often evokes the need for common, concerted European policies to make Europe de facto an area of shared values, programmes, projects and guidelines. In Pizzetti’s view, to overcome its crisis the Union has to reopen a precise, in-depth debate on the institutional design it intends to adopt. The London bomb tragedy at the start of July also demonstrates that our continent and the peoples who inhabit it need Europe more than ever before (in the meantime, if the Union may appear indecisive compared to the other leading players on the world scene, it does tend to be coherent and determined when it comes to the ‘integration of security’). What we need now are conscious, fair decisions, worthy of the great European traditions. This is important for us and for the planet as a whole.