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La politica estera del Governo Berlusconi: un bilancio in chiaroscuro

The Berlusconi Government's Foreign Policy: Ups and Downs

Categoria/Category
Anno XLI, n. 182, gennaio-marzo 2006
Editore/Publisher
Guerini e Associati

Abstract

Qual è, a legislatura ormai praticamente conclusa, il bilancio del Governo Berlusconi in materia di politica estera? Per rispondere a questa domanda il saggio – dopo aver indagato le ragioni della crescente personalizzazione della politica estera italiana e aver analizzato motivi ispiratori, caratteristiche e limiti della gestione berlusconiana degli affari esteri – prende in esame gli aspetti principali dell’azione internazionale dispiegata dal Governo italiano, dal 2001 fino a oggi, nelle tre aree geopolitiche (atlantica, europea e mediterranea) che costituiscono da sempre l’ambito di proiezione privilegiato della politica estera dell’Italia. Da questo esame si evince che la politica di affermazione nazionale perseguita, tra mille contraddizioni, dal Governo Berlusconi ha significativamente alterato l’equilibrio preesistente tra i due storici pilastri della politica estera italiana, la fedeltà atlantica e il sostegno all’Europa, in direzione di un progressivo rafforzamento dei rapporti bilaterali con gli Stati Uniti e di un sensibile affievolimento di quello spirito europeista, integrazionista e multilateralista che ha ispirato le pagine migliori della storia dell’Italia repubblicana. Il rischio che ne deriva è quello di una marginalizzazione crescente dell’Italia in Europa, non compensata da un aumento di credibilità agli occhi del Governo di Washington. Per questa e altre ragioni, il bilancio complessivo dell’attività svolta dal Governo Berlusconi in campo internazionale – anche se nella politica estera non mancano aspetti meritevoli di un qualche apprezzamento – può ritenersi sostanzialmente deficitario.

Now that it has virtually come to an end, how can we judge the Berlusconi government on matters of foreign policy? To answer the question, the essay first investigates the reasons for the growing personalisation of Italian foreign policy and analyses the guidelines, characteristics and limits of Berlusconi’s management of foreign affairs, then reviews the main aspects of the government’s international action since 2001 in the three geopolitical areas (the Atlantic, Europe, the Mediterranean) in which Italian foreign policy has traditionally sought to project itself. Such a review reveals that the policy of national assertion pursued, amid a thousand contradictions, by the Berlusconi government has significantly shifted the pre-existing balance between the two historical pillars of Italian foreign policy – Atlantic loyalty and support of Europe – towards a progressive reinforcement of bilateral relations with the United States and a considerable weakening of the Europeanist, extremist, multilateralist spirit that inspired the finest pages in the history of republican Italy. The ensuing risk would be an increased marginalisation of Italy within Europe, which would not be set off by a growth in credibility in the eyes of the administration in Washington. For this and other reasons, and despite the fact that there are aspects deserving of merit, the overall verdict on the Berlusconi government’s international activity has to be substantially negative.