Nessuna copertina

Il diritto bellico ai tempi del terrore

Laws of War in a Time of Terror

Categoria/Category
Anno XLI, n. 182, gennaio-marzo 2006
Editore/Publisher
Guerini e Associati

Abstract

I professionisti del settore impiegano due etichette per fare riferimento al diritto bellico: quella di diritto internazionale umanitario (preferita da organizzazioni umanitarie e da molti studiosi del diritto internazionale) e quella di diritto dei conflitti armati (preferita dai militari). In generale, un’enfasi sulla concezione del diritto bellico propria dei militari favorirà le loro esigenze rispetto a quelle dei civili, mentre l’approccio umanitario potrebbe attribuire maggior valore alla tutela dei civili rispetto a una performance militare ottimale. L’autore affronta la questione dell’impatto della «guerra al terrorismo» sul diritto bellico, e in particolare: 1) se essa abbia influenzato l’equilibrio tra stati e attori non governativi; 2) se è probabile che rafforzi o indebolisca la protezione dei civili. Evangelista si domanda se, in mancanza di una leadership morale responsabile a livello politico, la cultura dell’onore militare sia sufficiente a impedire uno scivolamente nella barbarie, e conclude che forse si può sperare nel senso di giustizia comune alla maggioranza dei soldati e ufficiali che hanno fatto resistenza ai tentativi dell’amministrazione Bush di fare della «peggior pratica» la base del diritto internazionale futuro.

Professionals in the sector label the laws of war in two ways: in terms of international humanitarian law (the one preferred by humanitarian organisations and many scholars of international law) and the law of armed conflict (the one preferred by the military). In general, an emphasis on the military’s conception of the law of war will favour the needs of the military as opposed to those of civilians, whereas the humanitarian approach might attribute greater value to the protection of civilians as opposed to optimal military performance. The author addresses the question of the impact of the ‘war on terror’ on the laws of war and asks, more specifically: 1) whether it has influenced the balance between states and NGOs; 2) whether it is likely to reinforce or weaken civil protection. Evangelista also queries whether, in the absence of responsible moral leadership at political level, the culture of military honour will suffice in itself to prevent an escalation of barbarism, and concludes that perhaps we can lay hope in the sense of justice common to the majority of soldiers and officials who have resisted the Bush administration’s attempts to make ‘worst practice’ the basis of international law in the future.