Abstract
La politica estera degli Stati Uniti nel corso degli ultimi quattro anni ha determinato una grave crisi di legittimità dell’attore centrale del sistema, con effetti estremamente dannosi. Per uscirne il presidente Bush, in apertura del secondo mandato, ha enunciato con chiarezza i principi in nome dei quali intende esercitare l’egemonia: libertà e democrazia soprattutto. Il richiamo ai principi condivisi della democrazia è però insufficiente a mutare l’atteggiamento di opinioni pubbliche e governi se essi non sono perseguiti attraverso il multilateralismo. Un cambiamento di strategia in questa direzione è tra l’altro richiesta, più che consentita, dalla diversa situazione nella quale ci troviamo ora, oltre tre anni dopo l’11 settembre. Mentre un ritorno al multilateralismo è dunque auspicabile, e sta all’Europa creare le migliori condizioni affinché avvenga, non si sente la mancanza di un multipolarismo che ha già dato pessima prova di sé in passato.
US foreign policy over the last four years has caused serious doubts about the legitimacy of the central actor of the system – with extremely damaging effects. To solve the problem, at the start of his second administration President Bush clearly stated the principles according to which he intends to exercise hegemony: freedom and democracy above all. His appeal to the shared principles of democracy is, however, insufficient to change the attitudes of public opinions and governments, if such principles are not pursued through multilateralism. It has to be added that a consequent change in strategy is demanded, as opposed to permitted, by the different situation we find ourselves in today, over three years after September 11. While a return to multilateralism is thus to be hoped for – and it is up to Europe to create the best conditions for this to happen – no one regrets the lack of multipolarism, which has failed to work in the past.