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Il diritto dei contratti, la giustizia sociale e l'agenda tecnocratica

Contract law, social justice and the technocratic agenda

Categoria/Category
Anno XLI, n. 183, aprile-giugno 2006
Editore/Publisher
Guerini e Associati

Abstract

Nell’articolo si intende verificare se sia possibile conciliare le idee dei giuseconomisti, i quali ritengono che attraverso l’imposizione di singole clausole contrattuali non si possa perseguire l’equità, e quelle dei giuristi classici, i quali invece affermano che anche il diritto dei contratti possa e debba essere uno strumento per la promozione della giustizia sociale. In primo luogo, seguendo le indicazioni del giuseconomista Richard Craswell, si mette in evidenza come il passing on dei legal costs non sempre danneggia tutti i consumatori. Ipotizzando, infatti, consumatori con preferenze eterogenee, si rimarca la possibilità di avvantaggiare alcuni consumatori attraverso l’imposizione di quelle clausole contrattuali che i giuseconomisti definirebbero inefficienti. In secondo luogo, si sottolinea come taluni interventi che i giuseconomisti giustificano in termini di efficienza potrebbero essere invece approvati dai giuristi classici in termini di equità. Sorge così un equivoco: la contrapposizione fra equità ed efficienza tipica di economisti e giuseconomisti potrebbe oscurare il fatto che ciò che i giuristi classici chiamano equità è invece l’efficienza degli studiosi ispirati ai principi dell’economia. Se si tiene in mente tale equivoco, risulta possibile in molti casi conciliare la posizione dei giuseconomisti e quella dei giuristi classici.

This article seeks to ascertain whether it is possible to reconcile the ideas of legal economists who believe that it is impossible to pursue equity by imposing single contractual clauses and those of classical legal scholars who assert that even contract law can and must be a tool for the promotion of social justice. Following the guidelines of the legal economist Richard Craswell, it stresses, first of all, how the passing on of legal costs does not always harm all consumers. Hypothesising consumers with heterogeneous preferences, it highlights the possibility of granting advantages to some by imposing contractual clauses which legal economists would define as inefficient. Secondly, it emphasises how some interventions that legal economists justify in terms of efficiency might be approved by classic legal scholars in terms of equity. Hence the ambiguity whereby the opposition of equity and efficiency typical of economists and legal economists might obscure the fact that what classical legal scholars call equity is what scholars inspired by the principles of economics regard as efficiency. Bearing this ambiguity in mind, it is possible in many cases to reconcile the position of legal economists with that of classical legal scholars.