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La Cina alle prese con la nuova geopolitica del petrolio

China gets to grips with the new geopolitics of oil

Categoria/Category
Anno XLI, n. 183, aprile-giugno 2006
Editore/Publisher
Guerini e Associati

Abstract

I media occidentali sembrano ossessionati dalla sua presunta «insaziabile sete» di petrolio. In realtà, la Cina consuma solo poco più greggio del Giappone e, per ora, dipende dal petrolio assai meno di molte altre economie. La sua «insaziabile sete» è forse solo propaganda politica. Tuttavia, la lezione della guerra in Iraq ha spinto la Cina a diversificare il più possibile le proprie fonti di approvvigionamento, ad acquisire interessi petroliferi in varie parti del mondo e a preoccuparsi per la futura sicurezza strategica e militare dei propri rifornimenti di idrocarburi. La principale minaccia, per la Cina, può venire da un contrasto con gli Stati Uniti. Molti «neocon» americani parlano sempre più apertamente, e sembrano anche auspicare, un conflitto di lungo termine con la Cina, col pretesto della «minaccia» cinese alla sicurezza energetica americana. Per ora, la Cina potrebbe interpretare le iniziative strategiche degli Stati Uniti in Medio Oriente (per esempio, contro l’Iraq e l’Iran) come una grande manovra di accerchiamento per impedire il suo accesso alle fonti di petrolio e gas geograficamente più vicine. Tuttavia, la recente visita a Pechino del re dell’Arabia Saudita, Abdullah, è forse un avvenimento politico di vasta portata che segnala il possibile spostamento quasi sismico degli interessi sauditi in direzione dell’Asia in generale e della Cina in particolare. Con grande preoccupazione degli Stati Uniti.

The western media seem obsessed with China’s alleged ‘unquenchable thirst’ for oil. In reality, China consumes only slightly more crude oil than Japan, and for the moment depends on oil much less than many other economies. Its ‘unquenchable thirst’ may be only political propaganda. Nonetheless, the lesson of the war in Iraq has forced China to diversify its sources of supply as much as possible, to acquire oil interests in various parts of the world and to worry about the future strategic and military security of its hydrocarbon supplies. The main threat for China could come from a clash with the USA. Many American neocons are speaking increasingly openly — and also seem to hope for — a long-term conflict with China on the pretext of the Chinese ‘threat’ to American energy security. At present, China might interpret US strategic initiatives in the Middle East (in Iraq and Iran, for example) as a major encirclement manoeuvre to block access to the sources of oil and gas that are geographically closest. However, Abdullah the King of Saudi Arabia’s recent visit to Beijing could prove to be a political turning point, marking a possible seismic shift in Saudi interests towards Asia in general and China in particular — much to the concern of the United States.