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The war in Iraq and the presidential elections in the USA
Le aspettative di un cambio della guardia nelle elezioni presidenziali del novembre 2008 si accentrano per la maggior parte, ma non esclusivamente, sul disastroso andamento della guerra in Iraq, benché siano molti coloro i quali ritengono che il ritiro dall’Iraq sarà deciso e avviato ben prima delle elezioni. I primi ad augurarsi che l’Iraq cessi di apparire un inarrestabile disastro sono i candidati repubblicani, che tutto desiderano meno che il presidente Bush passi loro la patata bollente di quel rovescio nazionale. Essi vedono nel rapporto Baker-Hamilton la chiave per uscire dall’Iraq senza porre limiti di tempo, mentre i candidati democratici premono perché sia fissata una scadenza. È su questa contrapposizione che si gioca, in effetti, la partita per la conquista della Casa Bianca.
Expectations for a changing of the guard in the November 2008 presidential elections are centred mostly, though not exclusively, round the disastrous progress of the war in Iraq, though many believe that the decision to withdraw will be taken and implemented much earlier. The people keenest for Iraq to cease appearing to be an unending disaster are the Republican candidates. The last thing they want is for President Bush to hand them down the hot potato of a national turnaround. They see the Baker-Hamilton report as the key to getting out of Iraq without setting time limits, whereas Democratic candidates are pushing for a deadline. It’s over this contrast that the battle for the White House will be fought.