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Conferenze Fulvio Guerrini / Liberalismo e religione. Diritto naturale, conoscenza e concorrenza culturale

Fulvio Guerrini Lectures / Liberalism and religion, Natural rights, knowledge and cultural competition

Categoria/Category
Anno XLIII, n. 192, luglio-settembre 2008
Editore/Publisher
Guerini e Associati

Abstract

Il linguaggio comune che associa il liberalismo alla generosità è chiaramente fuorviante. Lo stesso accade, a un livello di discorso superficiale, al conservatorismo, quando si parla di stima prudente, conservatrice. Ridurre tutto ad atteggiamenti, ad esempio contrapporre la generosità alla prudenza, segnala in realtà un autentico problema del conservatorismo. Il conservatorismo è fondamentalmente opportunistico. In assenza di un principio in base al quale valutare le realtà che debbono affrontare, i conservatori fanno appello a regole di prudenza come quella secondo cui il cambiamento deve essere graduale. Si può essere a favore della conservazione di un ordine liberale: in altre parole, mentre il conservatorismo subisce la dipendenza da valori che non gli sono propri, il liberalismo riposa su una sua proposizione indipendente. Ogni uomo, per natura, è padrone di se stesso, mantiene il dominio su di sé e sui frutti del proprio lavoro. Questo diritto naturale di auto-appartenenza – un diritto individuale al singolare – è il punto di partenza dal quale ogni cosa segue. È allora che l’unico diritto naturale diventa la moralità della reciprocità. Fin quando interagiamo volontariamente, possiamo accettare lo stile di vita gli uni degli altri. Per quanto riguarda la religione, sono tre le caratteristiche mentali che appartengono alla rivoluzione culturale giudaico-cristiana. L’una è che la natura è smitizzata. L’altra caratteristica rivoluzionaria è stata l’idea della storia, vista non più come eterna ripetizione ciclica bensì come processo teleologico incompiuto. Infine, va considerata la demistificazione del potere politico. Nel competere con altre istituzioni, la Chiesa non soltanto ridimensionava le pretese di conoscenza degli altri, ma a lungo andare si rese conto che la propria concezione della conoscenza era piuttosto scettica. Dobbiamo utilizzare la ragione, dobbiamo assumere la responsabilità dei nostri giudizi, dobbiamo cercare di migliorarli apprendendo dall’esperienza. Il liberalismo e la cristianità non sono conformi, sebbene in un senso importante siano in consonanza. I liberali, come gli ebrei e i cristiani, laici o meno, possono, partendo da un ottimismo religioso o dallo scetticismo intellettuale, giungere a quella medesima proposizione metafisica che è l’unica da cui discende la libertà.

flageng
The common language that associates liberalism with generosity is clearly misleading. The same happens on that superficial level of speech to conservatism, when we talk about a conservative estimate. Such a reduction to attitudes, like generosity versus caution, actually points to a real problem in conservatism. Conservatism is essentially opportunistic. Lacking a principle from which to judge the realities they are confronted with, conservatives in western societies resort to rules of prudence like ‘change should be slow’. One could be in favour of conserving a liberal order or, in other words, while conservatism becomes dependent on values not its own, liberalism rests on an inherent independent proposition. Everyman, by his nature as a man, owns himself, holding sway over himself and the fruit of his labour. This natural right of self-ownership, an individual right in the singular, is the point of departure from which everything else follows. The one natural right thus becomes the morality of reciprocity. As long as we interact voluntarily, we can accept each other’s way of life. As far as religion is concerned, there are three mental characteristics that amount to a Judaeo-Christian cultural revolution. One is that nature is demythologised. The other is the concept of history not as a cyclical eternal repetition but as, so to speak, teleological unfinished business. And finally there is the demystification of political power. Competing with other institutions, the church not only deflated the knowledge pretensions of others, but also realized that its own conception of knowledge was a somewhat sceptical one. We have to use reason, taking responsibility for our judgements and improving them by learning from experience. Liberalism and Christianity are not in conformity, though in an important sense they are consonant. Starting from religious optimism or from intellectual scepticism, liberals, as well as Jews and Christians, secular or otherwise, can arrive at the same metaphysical proposition, the only from which liberty follows.